La Pulzella, quinta parte

L’obiettivo era la pacificazione della Chiesa e la riunificazione della Francia, bisognava, dunque, giocarsela e la via era piena di profeti e profetesse che sentivano le voci; ma Giovanna era diversa, ella era portatrice di un messaggio nuovo: non sentiva solo le voci, la fanciulla voleva agire, combattere. Vi fu un’altra donna con la volontà di combattere e che non solo sentiva le voci, ma affermava di parlare con Cristo in carne e ossa, suo discapito Giovanna era più preparata nella teologia e aveva scelto per la sua causa la persona giusta, Poitiers.

La Pulzella aveva dato anche le risposte giuste, le venne chiesto quale bisogno la spingeva ad armarsi, che l’essere umano niente poteva alla volontà del Signore, la volontà Divina non aveva bisogno dell’aiuto umano per realizzarsi. Ma Giovanna rispose: «Gli uomini combatteranno e Dio donerà la vittoria.»

Aveva risposto egregiamente, un modo prefetto per definire il rapporto fra la Fede e le Opere, tra la Grazia e il Libero Arbitrio.

Vennero immediatamente divulgate delle dicerie sul fatto che Giovanna fosse la figlia illegittima dei Valois o d’Orléans, si sospetta che tali pettegolezzi fossero stati diffusi dallo stesso Carlo nell’intendo di una “guerra psicologica”, o dai suoi avversari decisi a denigrarlo; comunque siano andate le cose, si decise sin da subito di giocare la carta carismatica da una parte, mentre dall’altra la lotta contro l’eresia.

Per gli uni Giovanna era l’inviata dal Cielo, per gli altri un’eretica impura, una strega.

La strategia di Carlo era verso la sublimazione della fanciulla, tentando un entusiasmo religioso. Radunò le truppe a Blois. La Pulzella vi giunse il 21 aprile, ma gli indugi, i dubbi e le cautele la irritavano rendendola disturbata; infatti a ogni ragione di tattica, di logistica e di diplomazia ella reagiva bruscamente, ripetendo assiduamente dell’ordine ricevuto dalle “voci”.

Il dito andava puntato su Orléans, paragonando l’assedio come la caduta delle mura di Gerico al suono delle trombe degli ebrei, ecco come sarebbe andata a finire.

Orléans sopportava un assedio che oramai si protraeva da almeno sei mesi, delle cinque mura che interrompevano la cinta muraria solo la Porta di Borgogna, che dava sulla strada diretta a Gien, era praticabile nonostante l’assedio. Ciascuna delle cinque porte era guarnita di due torri e comunicante tramite il ponte levatoio con un bastione che serviva da difesa avanzata, fu dalla strada diretta a Gien che giunse Giovanna e che entrò in città.

Il ponte sulla Loira era difeso da nord, dalla parte dell’abitato, dalla porta fortificata chiamata “dello Châtelet”, e a sud, sulla riva sinistra del fiume, da una bastia detta “Les Tourelles”. Un ponte che era un manufatto per l’epoca imponente, costituito da diciannove arcate irregolari.

La pulzella giunse in aprile, ne conseguì una lite con il capo della difesa, il figlio illegittimo del duca Luigi e nominato – non in senso dispregiativo – ‘il Bastardo d’Orléans’.

Finalmente dentro le mura, la Pulzella fu accolta come una liberatrice – la notizia dell’arrivo di Giovanna e delle sue profezie si era sparsa rapidamente –, il suo ingresso fu trionfale: la sua armatura risplendeva, ella impugnava il candido stendardo ed era seguita dal Bastardo d’Orléans, da un leggendario capo militare il cui nome era Etienne de Vignolles, soprannominato ‘La Hire’ per il suo carattere impulsivo e irruento.

Gli usi militari di quell’epoca prevedevano tre lettere di sfida spedite all’avversario, e Giovanna le spedì direttamente agli inglesi, questi ultimi risposero immediatamente e con insolenza apostrofandola come “strega” e “puttana”. Dal ponte ella ebbe uno scambio piuttosto brutale di invettive col capitano inglese Glasdale, da lei chiamato per dileggio Glacidas (gracidar delle rane). Il paradosso volle che da lì a poco Glasdale morì annegato nel fiume, finito in acqua dal peso delle sue armi.

Giovanna, grazie a questo avvenimento, diventò la profetessa per il suo popolo, strega per il campo avverso.

Gli attacchi e le conquiste da parte dei francesi non cessarono, la Pulzella venne ferita prima a un piede con una chausse-trape (una specie di chiodo a molte punte con cui si seminava il terreno), poi fu ferita nuovamente con un colpo di balestra tra il collo e la spalla, pianse, gridò dal dolore, rifiutò amuleti o altra paccottiglia, si fece medicare alla bene e meglio e riprese la sua postazione.

Finalmente Orléans fu liberata l’8 maggio, i fortilizi nemici smantellati e gli inglesi costretti a ripiegare.

Liberata Orléans e ottenuta dal Delfino un’armata, l’avanzata di Giovanna si fece sempre più inarrestabile, fino alla vittoria di Patay e alla cavalcata verso Reims, dove verrà consegnato un re alla Francia e la Pulzella alla storia.

La Francia aveva bisogno di un re legittimo, consacrato con l’unzione che si riceveva, dal tempo dei franchi, a Reims. Poi si doveva partire alla conquista di Parigi, cacciare gli inglesi dalla Francia e liberare il duca Carlo d’Orléans che era tenuto prigioniero dagli stessi inglesi.

Pubblicato da isottafranci

Scrittrice, illustratrice, pittrice e appassionata in storia

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