Il paradosso:

«La guerra dei Cent’anni ha avuto la peculiarità di essere stata senza inizio e senza fine.»

Collegato a questa guerra abbiamo la parte storica che rappresenta la Conquista Normanna nell’isola della Bretagna. Dove i normanni, avendo la corona d’Inghilterra unitasi al Galles e, poi, alla Scozia, aveva anche annesse delle terre nella Francia odierna. I rafforzamenti monarchici e la riorganizzazione dello Stato erano in atto in Inghilterra fin dal Duecento, dal 1215, con la Magna carta concessa da Giovanni senza terra, aveva introdotto meccanismi di controllo sull’operato del sovrano, attraverso la creazione di un consiglio comune del regno, competente in maniera fiscale, di cui facevano parte la nobiltà e il clero, e di una Curia baronale di venticinque nobili, incaricata di vigilare sulla politica complessiva del re.

Il contemporaneo consolidamento delle istituzioni politiche in Francia e in Inghilterra e dare la continuità e compattezza al proprio territorio, si scontravano con una realtà, soprattutto quella della corona inglese, il cui titolare, in quanto detentore di grandi feudi in Francia si trovava ad essere vassallo del re di Francia e sovrano d’Inghilterra. La concorrenza delle due monarchie veniva aggravata dal controllo dei feudi delle Fiandre, dipendente a titolo feudale alla Francia ma economicamente legato all’Inghilterra. E, infine, c’era la Scozia nel quale gli Inglesi volevano mettere sotto la loro corona, mentre i Francesi ne difendevano l’indipendenza.

Fu così che nacquero una serie di conflitti tra i due regni, i quali si protrassero nel tempo, con lunghi intervalli. Questa caratteristica fece dare a queste lotte tra Francia e Inghilterra il nome di Guerra dei Cent’anni.

Bisogna conoscere la differenza tra le guerre medievali, moderne e contemporanee per capire, altrimenti l’argomento va lasciato perdere. Va sottolineato che l’elemento centrale della guerra nell’età feudale era la cavalleria pesante che, con la guerra dei Cent’anni, subì un declino. Il guerriero era coperto di ferro, l’armatura era veramente pesante e, se pioveva, la guerra non si poteva fare; montato su un cavallo, anch’esso bardato, dove al suo seguito aveva i palafrenieri e scudieri, questo era l’espressione di un ordine sociale che riservava la professione della guerra a una classe di guerrieri in grado di trarre dai proprio possedimenti feudali le risorse e gli uomini necessari. Diversamente sarà nell’età moderna dove l’ascesa della fanteria e dell’artiglieria ad armi decisive che manifestava la nuova potenza finanziaria, in quanto diventarono soldati – mercenari – e accentrata dello stato rinascimentale in cui la nobiltà aveva un ruolo secondario, non più di servire il proprio re nelle guerre; ci fu lo sviluppo delle fortificazioni in senso orizzontale con mura spesse a differenza delle alte e sottili mura dei castelli medievali.

Il periodo che ricopre la Guerra dei Cent’anni fu, pressoché, dal 1337 al 1453 (non dimentichiamo che nel mezzo ci furono anche gli anni della peste nera). L’inizio delle ostilità fece estinguere la dinastia dei Capetingi, in seguito alla morte del senza eredi Carlo IV, il figlio di Filippo il Bello; a rivendicarne l’eredità fu Edoardo III, re d’Inghilterra, e Filippo di Valois, figli rispettivamente di una sorella e di un fratello di Filippo il Bello. La scelta cadde su Filippo, diventando re col nome di Filippo VI, ebbe così inizio la dinastia dei Valoi.

Ma il re d’Inghilterra non rimase per molto con le mani in mano: nel 1337 sbarcò in Fiandra dove era in atto una rivolta anti francese, a Gad si proclamò re di Francia dirigendosi, poi, con il suo esercito verso Parigi.

La prima parte della guerra fu favorevole agli inglesi, e l’andamento negativo delle operazioni belliche francesi, il diffondersi della peste nera non andarono che a peggiorare il malcontento della popolazione, soprattutto verso le campagne parigine.

Nel 1336 si giunse alla pace di Bretigny, con la quale il sovrano inglese rinunciava ai suoi diritti sul trono di Francia, ma riceveva in cambio la sovranità su un terzo del territorio francese, senza alcun vincolo feudale.

La tattica di guerra cambiò, i francesi, senza l’ausilio dei loro comandanti, consci che l’esercito occupante inglese fosse lontano dalla loro base, l’Inghilterra, attaccavano con incursioni e scontri locali. Fu così che costrinsero gli inglesi ad abbandonare la maggior parte dei territori acquisiti con la pace di Bretigny.

In questi anni – nel mentre si andava avanti per i territori in Francia – sia in Francia che in Inghilterra il potere monarchico veniva scosso da crisi dinastiche e da violenti conflitti sociali, i quali portarono all’avvento della nuova dinastia inglese, i Lancaster, e l’alleanza tra Enrico V e il duca di Borgogna (Giovani Senza Paura) contro il re di Francia. Il sovrano inglese, sbarcato in Normandia, travolse l’esercito francese ad Anzincourt, occupando gran parte della Francia nord-occidentale, mentre il duca di Borgogna si impadroniva di Parigi.

Il re di Francia, Carlo VI, caduto in mano ai vincitori, dovette accettare il trattato di Troyes, con il quale diseredava il figlio Carlo e trasferiva il diritto di successione allo stesso Enrico V, al quale dava in moglie la figlia Caterina.

Ma una pastorella della Champagne animata da forte spirito patriottico e religioso, rivelò di avere alcune visioni riguardanti le sorti di Francia; attraverso le quali Dio stesso le avrebbe rivelato, –ordinando si salvare – le sorti della sua terra. Giovanna d’Arco si presentò al delfino Carlo (delfino:  il Conte d’Albon, Guigues IV o Ghigo IV aveva sullo stemma araldico due delfini di colore blu su sfondo giallo, i quali gli fecero prendere il soprannome di “il Delfino”, in francese le Dauphin; secondo alcune ricerche storiche tale simbolo fu introdotto da sua madre, la nobildonna inglese Matilde di Aetheling; la particolarità dell’emblema piacque talmente tanto alla casata degli Albon che decisero di adottarlo nelle loro insegne, dando inoltre il nome di Delfinato al loro territorio che comprendeva il sud-est della Francia) nel marzo del 1429, si fece affidare la guida dell’esercito, dando inizio alla liberazione dei territori francesi. Presto si diffuse la notizia della Pulcelle – dal latino puella (fanciulla) – e delle sue imprese, cosa che fece aumentare l’adesione del popolo che accorreva da tutti i territori francesi per combattere al suo fianco. Dopo alcune significative vittorie, la giovane eroina fu arrestata dai Borgogni e portata nei territori inglesi dove conobbe l’accusa di eresia e andò in contro alla morte per rogo.

La scomparsa della Pulcell – poi riabilitata nel 1456 – non fermò la riscossa dei francesi, Parigi fu riconquistata nel 1436, dopo pochi anni venne lo stesso con tutto il territorio di Francia.

Pubblicato da isottafranci

Scrittrice, illustratrice, pittrice e appassionata in storia

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