Le divisioni, e il perché

In Europa, trattiamo l’epoca Medievale, gruppi numerosi di Ebrei erano presenti nelle città del Mediterraneo e dell’Europa continentale, i quali partecipavano attivamente alla vita economica come mercanti e artigiani. Le attività più fiorenti di questo popolo erano nella Spagna Musulmana e nella Renania-Lorena. Sin dal rinascimento nella Penisola iberica il commercio degli Ebrei e dei Mori (musulmani) aveva evitato un collasso economico del paese, cosa che avvenne con le loro persecuzione e la loro espulsione dal paese (l’Inquisizione spagnola).
Ritorniamo all’epoca Medievale, siccome i musulmani erano molto tolleranti verso i cristiani e gli ebrei, questi ultimi vissero in Spagna in condizioni di grande tranquillità – esponenti della comunità ebraica fecero anche carriere politiche.
Nell’Europa cristiana, invece, la loro condizione mutò nel corso dei secoli (Ivanhoe, di Valter Scott ne fa una veritiera descrizione).
Nell’Alto Medioevo il loro ostinato rifiuto al battesimo Cristiano li escludeva dalle strutture sociali, ma non gli impediva di partecipare attivamente alla vita commerciale/economica; dopo il Mille, però, il loro ruolo iniziò a cambiare: oltre alla lavorazione del vetro e dell’oro iniziarono a dedicarsi alla parte commerciale del prestito e dell’interesse, attività proibite e condannate dalla Chiesa. Quest’ultima vietava tale attività ai cristiani ma, la società, non poteva farne a meno.
Il movimento crociato fu un motivo d’accusa per gli Ebrei come usurai e uccisori di Cristo, provocando spaventosi massacri. Le persecuzioni, le accuse portarono molti di loro al suicidio.
Accusati anche di essere i portatori del flagello di Dio (la peste del ‘300), le comunità ebraiche furono ulteriormente colpite da persecuzioni ed espulsioni. Le uniche città tolleranti verso gli ebrei alla fine del Medioevo furono Venezia, Milano, Mantova e Roma.
Questo quadro europeo ci ha permesso di farci delle idee errate, o non completamente corrette, verso questo popolo né colpevole, né innocente; soprattutto nell’800, quando iniziarono i nazionalismi e le accese lotte razziali.
Per esempio, partiamo dagli inizi: abbiamo una versione del Talmud detta di Gerusalemme, e una più completa babilonese; si svilupparono diverse tradizioni sia esegetiche che legali. Prendiamo i codici di legge ebraica, che sono combinazioni di testi.
Eppure, anche tra questa gente, si hanno delle divisioni e delle scissioni, le quali impedirono una unione e un appoggio tra le varie comunità.
Premetto che l’odio per la “purezza”, e lo metto tra virgolette, c’è in tutti coloro che danno una definizione di razze razziale, e sottolineo tutti, uguale come in tutte le religioni professate. Quest’odio sembra intrinseco in tutta la specie umana, in questo percorso si potrà arrivare alla causa del sionismo e di chi appoggia questa causa.

Obsoleta natura e la causa di mutazioni storiche e sociali, per esempio l’opposizione fra Sadducei e Farisei alla fine dell’epoca del Secondo Tempio, dove i sadducei erano infatti una forma di élite aristocratica sacerdotale molto conservatrice.
Non diversa da noi e come un punto di vista sociale, ma anche religioso e legale, ci differenziasse con patrizi e plebei quando pensiamo alla civiltà sull’antica Roma – meglio riflettere prima di vantarcene e giudicare gli altri popoli. Comunque, è sempre stato uno dei problemi principali dell’ebraismo il poter avere una società compatta e unitaria, soprattutto quello di mediare fra la necessità di conservazione e stabilità (tipica di ogni cultura religiosa) e il bisogno di un rinnovamento che permettesse alla cultura stessa di non diventare obsoleta.
L’ebraismo ha sempre conosciuto un elevato grado di pluralismo, prendiamo per esempio la popolare festa di Channukka: non è solo riferita alla guerra di un gruppo di ebrei contro il potere ellenistico, ma anche contro gli ebrei ellenizzanti. La questione ebraica è molto più lunga e complessa, soprattutto se teniamo anche in considerazione l’aspetto etnico/geografico, rendendo necessario un adattamento di leggi e costumi a tradizioni locali, senza però mancare al loro dovere di cittadini nel rispettare le leggi dello stato in cui vivono.
Un altro problema del popolo ebraico fu, ed è tuttora, doversi misurarsi con la nuova realtà sociale dell’emancipazione. Resta da capire in quale misura fosse ed è possibile all’ebreo restare fedele alla sua appartenenza identitaria senza mancare di rispetto ai suoi doveri.

La complessità dell’argomento non mi permette di essere precisa ma, almeno, di fare un quadro generale della situiazione: quello che la gente pensa, giudicando, dei vari movimenti ebraici è spesso errata, come, per esempio, non sono a conoscenza dell’esistenza di donne rabbino all’interno dell’ortodossia ebraica. Ci sono gli ultra-conservatori (ultra-ortodossia), i quali non fanno concessioni alla modernità e che continuano a immaginare una vita ebraica autarchica, in cui l’interazione pratica e culturale col mondo non ebraico è ridotta al minimo e, spesso, vissuta con grande auto-protezione e conservazione attraverso l’isolamento.
Dall’altro lato abbiamo l’estremo opposto, ovvero gli ultra-liberali: i quali considerano l’ebraismo come una cultura e una tradizione, ma senza nessun elemento di tipo obbligatorio, arrivando, addirittura, a vedersi come un ebreo unito ad altre culture e tradizioni, o nel voler sposare una persona ebrea con un rito misto a cui parteciperanno più ministri di culto di diverse religioni. Questo processo si chiama sincretismo, trovato a oggi, per esempio, verso la religione buddista.
Ci sono altri movimenti all’interno della nuova cultura ebraica che non starò a citare, questo serve per fare un piccolo chiarimento e per capire concetti contemporanei come il sionismo e l’antisionismo che, sebbene sia un movimento discutibile, spesso, viene confuso con l’antisemitismo e l’antigiudaismo.

Pubblicato da isottafranci

Scrittrice, illustratrice, pittrice e appassionata in storia

2 pensieri riguardo “Le divisioni, e il perché

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