Slavi e germanici

I magiari sono una popolazione ugro-finnica che verso la metà del IX secolo dalla zona del Caucaso iniziò la migrazione verso Ovest insieme alla popolazione tatara (noi erroneamente chiamati tartari) dei peceneghi, e nell’anno 896 si insediò nella pianura pannonica. 

Con Géza (972-997) della dinastia degli Árpád ebbe inizio la conversione dei magiari al cristianesimo; il suo successore, Stefano il Santo (997-1038), gettò le basi dello Stato ungherese. 

Il magiaro (o màgiaro), sinonimo di ungherese, usato specialmente come termine storiografico per indicare quel raggruppamento etnico ugro-finnico che, nei secoli IX-X, si stanziò nella pianura del medio Danubio. 

Gli stessi Ungheresi, i quali chiamano Magyarország l’Ungheria, e magyar nyelv la loro lingua: lingua, letteratura, civiltà, cultura magiara (Visione del secolo decimo nono, un mondo con ideali che diedero sfogo alle peggiori guerre del secolo scorso: il sanguinario ‘900).

L’Impero Austriaco era un connubio di razze, a oggi chiamate popolazioni ma a quei tempi definite propio come tali. Le principali erano quattro: slavi (in generale), tedeschi (precisamente austriaci), magiari (ungheresi) e valacchi (quindi a oggi romeni); le quali non erano solo molto diverse tra loro per natura, usi, costumi e lingua, erano anche ostili tra l’una con l’altra.  Questi popoli non saranno mai tenuti legati dallo Stato tedesco dell’impero austriaco se non con la violenza governativa, quest’ultima porterà l’impero a essere uguale a una pentola a pressione. 

Tra queste principali popolazioni non mancano la minoranza italiana e una maggioranza ebrea.

Si trattava giustamente di soddisfare i tedeschi la cui maggioranza, pur aspirando alla conquista di una costituzione liberale, era insistentemente ostinata a conservare nelle proprie mani l’antico diritto alla supremazia statale nella monarchia austriaca sebbene costituivano, ebrei compresi, che la quarta parte della popolazione. 

Lo Stato Cisleitano (lAusgleich del 1867, nome dato alle terre dell’impero asburgico a occidente del fiume Leitha dopo l’Ausgleich del 1867: il nome non è ufficiale della metà occidentale dell’impero austro-ungarico, che fino al 1915, è stato ufficialmente chiamato “I regni le terre rappresentati nel Consiglio dell’impero”, che è il Parlamento, imperiale) o germanico-slavo, una missione storica antica dei tedeschi di conquistare i territori slavi. 

Eppure nell’antichità molti popoli germanici (i vichinghi) avevano messo piede in occidente già dal dominio romano. Ma in tutto l’ottocento l’obiettivo dell’Impero Asburgo fu la germanizzazione o, meglio, tedeschizzare gli slavi. Così nacque tra le due nazioni un odio reciproco, profondo e storico, motivato per ognuna delle parti dalla rispettiva specifica posizione.

Gli slavi odiano i tedeschi come ogni popolo vinto detesta il vincitore, ma non si sono mai rassegnati e, in fondo all’anima, restano ribelli. I tedeschi odiano gli slavi come di solito i padroni detestano i propri schiavi; li odiano proprio per l’odio, ben meritato, che hanno suscitato suscitato negli slavi contro se stessi. 

Come ogni invasione di terra straniera (vedi #Palestina) e ogni oppressore verso un popolo straniero, i tedeschi odiano e insieme disprezzano linguisticamente gli slavi. Li odiano per la lingua e li disprezzano perché, nonostante ogni sforzo, gli slavi non hanno potuto e non hanno voluto lasciarsi tedeschizzare.

Fu così che i tedeschi prussiani rimproverano amaramente e seriamente i tedeschi austriaci, arrivando persino ad accusarli di tradimento per non aver saputo tedeschizzare gli slavi. Sono convinti – in fondo a ragione – che ciò sia un enorme delitto commesso ai danni degli interessi patriottici, ma più nazionalisti, dei tedeschi contro il pangermanismo. 

Quivi assistiamo da una parte il pangermanismo e dall’altra il panslavismo: per la gioventù rivoluzionaria russa di opporsi con tutte le forze e con ogni mezzo possibile alla propaganda panslavista diffusasi in Russia e tra i paesi slavi; essi erano compiacenti slavofili verso il governo russo, dove la fedeltà andava allo zar pietroburghese. Questo percorso di amore e protezione verso tutti i popoli slavi fu attuato anche da Stalin e la sua oppressione. 

L’abietto Impero Russo, che ha soffocato l’Ucraina e la Polonia, con la scusa di volerla liberare dal giogo germanico, il gabinetto pietroburghese vendette la Boemia e la Moravia al principe Bismarck, non agisce di certo meglio del “nemico” tedesco.

Non dimentichiamo che, mentre gli slavi in origine erano un popolo pacifico e di coltivatori, i germanici – non scordiamo che sono i vichinghi – hanno un’origine guerriera.

Pubblicato da isottafranci

Scrittrice, illustratrice, pittrice e appassionata in storia

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