I Vandali spostati dalla Spagna fino all’Africa settentrionale, i cui rapporti con le popolazioni non furono mai semplici, soprattutto per il fatto che appartenessero a una religione considerata eretica: il Cristianesimo Ariano (arianesimo), vennero anche indebolite dalla pressione dovuta dalle tribù berbere; tra il 533 e il 534 furono travolti, infine, dall’espansionismo di Giustiniano e sparirono definitivamente dalla scena politica.
I Burgundi (da dove nascerà l’attuale Borgogna), gli Svevi e i Visigoti. Questi ultimi, dopo il sacco di Roma, furono stanziati come federati in Aquitania, allargandosi in Provenza e nella penisola Iberica fino a quando non furono fermati dai Franchi, i quali presero le loro terre spingendoli definitivamente nella penisola Iberica, che finirono di occuparne in gran parte, incorporando anche il regno degli Svevi.
Il regno dei Franchi, riuscirono a fermare l’espansione araba e, nella loro unificazione di vare piccole tribù di aggregati sotto il dominio di Clodoveo, re dei Franchi salii, iniziò la dinastia merovingia. Cacciati via i romani dalla Gallia, egli si volse anche contro le altre popolazioni germaniche presenti sul suo territorio: i Visigoti e, soprattutto – dove trovò un duro ostacolo – con Teodorico re degli Ostrogoti, il quale intervenne in difesa degli Alamanni e dei Visigoti. Dopo che il re franco ebbe il controllo su un vasto territorio che andava dalla Provenza, tutta la Gallia romana fino a una fascia lungo il medio corso del Reno, inglobò anche il regno dei Turingi e, poi, quello dei Burgundi. Clodoveo e i franchi si convertirono al cristianesimo, eliminando quei motivi di incomprensione che c’erano stati con le altre popolazioni germaniche.
Un altro popolo germanico proveniente dalla Scandinavia subentrò in Europa centrale fino ad arrivare, tra il 568 e il 569, attraverso il Friuli, in Italia sotto la guida di Alboino. A differenza delle altre popolazioni germaniche, i Longobardi non avevano mai avuto dei contatti con il mondo romano; loro, infatti, tra tutti i popoli germanici, erano quelli che meno si erano allontanati dai loro usi tradizionali, per cui non solo il re aveva un carattere di un capo militare eletto dall’aristocrazia nei momenti di necessità, ma il suo potere era limitato dall’ordinamento tribale del popolo. Il grosso dei territori Longobardi furono concentrati nell’Italia padana, in Piemonte, nel Friuli, nel Trentino e nella Toscana; mentre i Bizantini riuscirono a mantenere la Romagna – nome derivato, per l’appunto, dalla Romania.
Mentre i Franchi si avvalevano dei conti (termine di derivazione latina), i Longobardi, nel loro corrispettivo, avevano i duchi (termine di origine germanico).
A oggi si ha la Lombardia, l’unica striscia restante della dominazione longobarda, dove in queste terre i romani vennero uccisi, resi schiavi o privati di ogni rapporto nella vita politica.
I Longobardi scelsero i siti occupati dalle popolazioni romane, cogliendo i cambiamenti verificatesi in epoca gotica come la nascita di centri quali Verona e Pavia. Anche i cimiteri sorsero in siti giù utilizzati dai romani, ma la continuità degli insediamenti urbani e rurali non da a intendere che nulla fosse cambiato dall’età romana, le strutture erano in forte degrado quando Teodorico decise di effettuare un intervento di recupero.
I Longobardi, per proteggersi dagli attacchi dei Bizantini, cominciarono a darsi un ordinamento politico più stabile, fino a volgersi verso il modello romano e, di conseguenza, un consequenziale rafforzamento della figura del re.
Per gestire i beni della corona furono creati degli appositi funzionari, i gastaldi, che, nel corso del tempo, i loro poteri furono ampliati diminuendo quello dei duchi. Il gastaldo fungeva il ruolo di controllo per conto del re, esercitando ancora di più il suo potere. Fu anche creata una categoria particolare di collaboratori, i gasindi, i quali, legati al re da un vincolo di fedeltà, venivano ricambiati con ricchi doni.
Con il re Agilulfo ci furono per la prima volta dei rapporti non conflittuali con la Chiesa di Roma, allora guidata dal pontefice Gregorio Magno (590-604). Costui era discendente di una nobile famiglia romana, gli Anici, e dotato di una buona cultura letteraria e politica. Egli si dichiarò Servus servorum Dei (servo dei servi di Dio), un appellativo destinato a restare per sempre il titolo ufficiale dei pontefici. Si preoccupò di assicurare alla Cristianità occidentale un’impronta unitaria e di diffondere la liturgia romana con il canto: da qui, e quindi da lui, prese il nome di Canti Gregoriani.
Con il battesimo del rito Cattolico dei re Longobardi, però, non fu assicurata la conversione di massa dell’intero popolo, a causa soprattutto della resistenza dei duchi, legati alle tradizioni nazionali. A causa di questo problema ci fu uno scontro tra lo schieramento filocattolico e quello nazionalista (n.b. non ricollegabile al nazionalismo dell’era contemporanea), il duca di Brescia, Rotari, fece mettere per iscritto le leggi longobarde (Editto di Rotari), riprendendo la guerra contro i Bizantini.
Il più grande re dei longobardi, però, fu il cattolico Liutprando, a lui si deve la completa conversione del popolo al Cattolicesimo. Ma i Longobardi stavano prendendo campo in Italia sia con il potere temporale che con quello spirituale: un editto dichiarava che, tutti coloro, in base alle ricchezze che possedevano, fossero stati uomini liberi dovevano armarsi; non escludendo che la maggior parte dei vescovi era longobarda, dal quale, a imitazione del potere regio, venivano fondati (e proteggeva) i monasteri, dotandoli di cospicui beni fondiari. Perciò, il nuovo papa, legato alla tradizione di Roma imperiale e preoccupato dell’espansione e della crescita del potere longobardo, non esitò a provocarne il tracollo chiamando in Italia i Franchi, prima con Pipino il Breve e, poi, con Carlo Magno.
Fu così che la scelta del papato non fu più religiosa.