Tre grandi gruppi dove il destino differenzierà sempre di più, le popolazioni germaniche si misero in movimento subentrando in Europa nel 200 a.C. fino ai territori dei Galli.
Il primo contatto con i Romani lo ebbero nel II secolo a.C., grazie alla conquista della Gallia da parte di Cesare; un confine naturale divideva le due terre, il Reno poneva il limite tra quello che era l’Impero romano e le terre popolate dai vichinghi, fino al tempo del balzo definitivo dei Germani verso le regioni del Mediterraneo.
I popoli germanici erano allevatori di bestiame (soprattutto cavalli e bovini), praticavano l’agricoltura con metodi assai primitivi – per il loro modo di ripulire dando fuoco al terreno (metodo detto del debbio), rendeva la terra improduttiva rendendoli avvezzi al nomadismo –; ma, soprattutto, sostenevano il primato delle virtù guerresche.
La civiltà germanica si sviluppò lentamente, in seguito all’espansione degli indoeuropei fondendosi con loro.
Non esisteva proprietà fondiaria e la distribuzione delle terre veniva fatta ai clan, a livello individuale tenevano beni come il bestiame che, spesso, era il risultato di razzie nei territori circostanti.
In definizione, il popolo germanico è caratterizzato da uomini in armi, l’unica gerarchia esistente era quella dei duces, capi militari grazie al prestigio guerriero (solo per questo meritavi il Valhalla), ma anche per la potenza magico-sacrale delle stirpi a cui appartenevano. Gli adalingi (i nobili) possedevano il prestigio ereditario grazie a tali valori (militare e sacrale), ma erano pur sempre soggetti al controllo di un consiglio di anziani e all’approvazione dell’assemblea del popolo in armi.
Il popolo germanico era un popolo in armi che praticava una sorta di democrazia diretta, l’unico strumento per emergere era la capacità fondata sul valore reso in guerra, aggregando intorno a un singolo guerriero una sorta di giovani guerrieri, per compiere razzie e scorrerie.
La ricettività dei popoli germanici in confronto a ciò che li circondava è dimostrata, soprattutto con i contatti con l’Impero romano. Lo dimostrano dalle vicende dei Goti: questi ultimi si ritrovarono alquanto diversi dai loro antenati e dagli altri ruppi etnici che venivano dalla foresta, i contatti con le varie tribù germaniche, poi con i nomadi di stirpe iranica (Sarmati e Alani), infine con le città greche lasciarono una forte impronta religiosa, sull’assetto sociale e sul modo di combattere; il progresso del combattimento a cavallo (i germani, per combattere, scendevano da cavallo), e la formazione di una struttura sociale più gerarchica, terminando su basi stabili come le monarchie tribali a carattere militare.
Genti germaniche e nomadi delle steppe si influenzarono a vicenda, subendo, in seguito, anche l’infeuda del mondo ellenico e romano. La penetrazione di popolazioni germaniche – subentrati in nuclei familiari – all’interno dell’impero romano si faceva sempre più persistente, i romani, reduci delle cattive abitudini dei loro centurioni, reclutarono nelle legioni uomini appartenenti a queste tribù. Il risultato fu che nel III secolo, all’interno delle legioni romane, la presenza dei germani si fece sempre più prelevante, avviandosi a lambire la presenza di elementi germanici nei più grandi gerarchi militari. Nelle regioni confinanti con il Reno furono accolte tribù vichinghe come Alamanni, Franchi e Burgundi, respingendo l’attacco dei Goti. Ma l’arrivo nelle steppe degli Unni (raggruppamenti di popoli turco-mongoli), spinse all’interno del’Impero i nomadi cavalieri Goti. Questi invasori travolsero e inglobarono prima gli Alani, poi gli Ostrogoto (i Goti dell’Est); proseguendo investirono i Visigoti (i Goti dell’Ovest), i quali avevano un’alleanza con l’Impero, non resistettero ai continui attacchi e costretti – dopo aver ottenuto il nullaosta dall’Impero romano – a subentrare nel territorio romano.
Dai territori della Tracia (nell’attuale Romania), i Visigoti furono dei federati dove avrebbero mantenuto il tributo del popolo e, in cambio, avrebbero dato loro protezione. Ma la popolazione gli fu ostile, ci fu una guerra, uno dei disastri militari più grandi della storia romana: la distruzione dell’esercito imperiale da parte della cavalleria gotica presso Adrianopoli, comportò alla morte sul campo dell’imperatore Valente.
Il nuovo imperatore, Teodosio, stipulò un nuovo accordo con i Visigoti che prevedeva il loro trasferimento nell’Illirico (l’attuale Bosnia-Erzegovina, Albania e Grecia. Instaurò nuovamente l’unità imperiale ma, alla sua morte, l’Impero venne diviso con i suoi due figli: Onorio (Impero d’Occidente) e Arcadio (Impero d’Oriente). L’apertura che questo imperatore aveva verso le popolazioni germaniche fu tramandata, portando elementi germanici – uomini valorosi – all’interno del senato romano (aristocrazia senatoria).
La pressione che gli Unni continuavano a effettuare tra i Visigoti e altri Germani orientali diventarono sempre più inquiete, pressioni incoraggiante anche da Costantinopoli. Quest’ultima non voleva la presenza di popoli germanici nelle sue terre, spingendoli sempre di più verso l’Impero romano d’occidente.
La situazione precipitò nel 406, quando un’incursione di bande Ostrogote e altri germanici guidati da Radagasio – e poi alla rinnovata minaccia dei Visigoti di Alarico –, nella notte di San Silvestro fu superato da Vandali, Alani e Svevi diretti in Gallia e poi in Spagna. A essi si aggiunsero, seppur con un consenso imperiale, i Franchi e i Burgundi.
I Visigoti guidati da Alarico entrarono a Roma nel 410 dalla porta Salaria. La città crollò, così come il mito della sua invincibilità e la fede nella sua missione eterna.
Intanto la Britannia dovette far fronte all’invasione da parte degli Angli, Sassoni e Juti (proveniente dallo Jutland e dalle regioni costiere della Germania odierna). I Bretoni scapparono alla loro invasione nel Nord-Occidente della Francia attraversando la manica, mentre il restante dei Galli vennero spinti nel Galles.
Ciao, solo un dubbio su questa frase: “La pressione che gli Unni continuavano a effettuare tra i Visigoti e altri Germani orientali diventarono sempre più inquiete, pressioni incoraggiante anche da Costantinopoli”
Con questo intendi che le popolazioni di frontiera (Visigoti e Germani) cominciarono a sentirsi minacciate da Oriente?
"Mi piace""Mi piace"
Sì, si sentivano minacciate anche da oriente, per questo spingevano verso occidente.
Scusi se leggo solo ora il quesito.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Ci mancherebbe, nessun problema, non c’è mica una scadenza ai commenti.
E poi niente tu, almeno io non lo richiedo.
Grazie mille per la risposta.
"Mi piace"Piace a 1 persona
volevo scrivere niente “lei”, va bene il “tu” … ma vabbe’… comunque, ok per il “tu”.
"Mi piace""Mi piace"