L’Orda d’oro

Come sappiamo, tra il VIII e il IX secolo i popoli provenienti dalla Scandinavia, detti Verghi o Variaghi (i Vichinghi), si mossero verso le due vie commerciali che collegano il mar Baltico con i grandi imperi bizantino e arabo. I popoli slavi che risiedevano in queste terre li chiamavano Rus, questi ultimi si stabilirono, sotto la guida di Oleg, più a nord creando il principato di Kiev. Erano in minoranza e a loro si aggregarono i popoli slavi dell’est (quelli a oriente: Russi, Ucraini, Russi Bianchi). Si unirono tra loro, gli slavi presero il loro nome (Rus), mentre i vichinghi assorbirono lingua e cultura.

I principi di Kiev strinsero con Bisanzio dei rapporti commerciali, regolamentati da un trattato, ma una svolta si ebbe col principe Vladimir, stringendo intorno a sé tutte le tribù slave in un Dio comune, convertendosi al Cristianesimo – egli stesso ricevette il battesimo la domenica di Pentecoste del 19 maggio 989. La chiesa russa fu posta sotto la guida del metropolita di Kiev, nominato patriarca da Costantinopoli. L’incarico di creare un ponte tra la rete della diocesi fu dato a dei greci, i quali inserirono non solo il culto di stampo greco, ma anche l’arte delle icone bizantine.

Ma Kiev non fu molto forte a resistere agli attacchi di popolazioni turche (Peceneghi e Cumani), il problema delle reti commerciali sul Mediterraneo e la lotta al potere dinastico.

Il principato di Novgorod decise di approfittarne, il quale, già, teneva i territori di: nel bacino superiore del Volga, Rjazan e Vladimir, per poi aggiungere nel XIII secolo Mosca.

Presto, i russi, avrebbero assimilato anche parte della cultura mongola – soprattutto riguardante l’arte e i costumi –, l’orda mongola giunse presto in occidente; prima fu completata la conquista della Cina e della Corea, poi fu sottomessa l’intera Persia. Nel giro di pochi anni furono travolti i principati russi – Kiev fu distrutta nel 1237 –, a seguire l’esercito ungherese e polacco minacciando Vienna e la Germania, già in atto con la mobilitazione della crociata di papa Gregorio IX. Ma, nel 1242, si ritirarono, lasciando la parte danubiana in un’immane desolazione. L’Europa tirò un sospiro di sollievo, mentre la popolazione russa rimase sotto l’Orda d’oro del grande khan.

I mongoli avanzarono ancora, saccheggiarono Bagdad uccidendo lo stesso califfo. Invasero l’Armenia, l’Azerbaigian, la Mesopotamia, la Siria e l’Egitto dove, in questa terra, trovarono la resistenza dei Mamelucchi, liberando poi anche la Mesopotamia.

Si formarono così quattro grandi imperi, differenziandosi nel corso degli anni sempre di più tra di loro.

Duranti gli anni del regno la popolazione tartara si integrò con quella turca, convertendosi all’islamismo; ma non ebbero un processo simile con la cultura cristiana e, soprattutto, con i russi oramai slavi a tutti gli effetti. Molti russi si sottrassero al dominio mongolo andando verso nord-est, aumentando lo sviluppo della già nata Mosca. Quest’ultima offriva un buon rifugio protetta dagli alberi e dai terreni paludosi, non adatto alle famose cariche degli invasori.

Mosca crebbe e, nel Trecento, il principe Ivan I estese il territorio accordandosi con i Tartari e mettendoli contro ai loro connazionali. Ebbe il titolo di gran principe, riscuotendo i tributi che solo i principi sotto l’Orda doro erano incaricati.

Nel 1380 i tempi furono maturi per tentare un attacco contro i Tartari, sconfitti da una coalizione russa guidata da Dimitri (Donskoi, vincitore della battaglia sul Don); ma due anni dopo i Tartari ripresero il controllo sul territorio, saccheggiando Mosca e riprendendo il dominio su tutta la regione. Ma i vari Khan si frantumarono ed ebbero un conflitto tra di loro, fu così che i principi di Mosca furono di nuovo in grado di riprendersi la città e il predominio nella regione. Ora, le popolazioni sotto mosca, vollero avere l’autonomia. La prima fu la Lituania, in quanto pagana, si unì alla Polonia (sotto la guida del gran ducato di Jagellone) convertendosi al cattolicesimo.

Con la conquista mongola, l’islamizzazione dei Tartari e l’ortodossia del Cristianesimo russo, portò l’Orda d’oro a separare la Russia dal resto dell’occidente; facendo sì che i principi, tra di loro, si unirono per combattere la dominazione mongola.

Ai mongoli è attribuita la responsabilità di aver contribuito, con la loro costante minaccia armata, al rafforzamento dell’aristocrazia dei boiari nonché, con l’esempio dal khan tartaro, al formarsi del modello del principe come autocrate assoluto: modello che, invece, altri storici, attribuiscono piuttosto a quello bizantino.

Pubblicato da isottafranci

Scrittrice, illustratrice, pittrice e appassionata in storia

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