Unità e articolazione del Medioevo

L’idea di Medioevo nasce con l’Umanesimo italiano fra il XIV e XV secolo, individuando nell’itinerario della civiltà tre fasi, abbiamo: l’antichità classica, l’età di imbarbarimento e decadenza seguita dalla caduta dell’impero romano, l’età nuova da essi inaugurata e nella quale, grazie a loro, erano rinati i valori della civiltà classica. Ma gli umanisti francesi non potevano, infatti, condividere pienamente il disprezzo per i secoli nei quali si erano formate le loro istituzioni politiche, e lo stesso valeva per quelli tedeschi che vedevano in essi il momento dell’affermazione della loro nazione, grazie soprattutto dal ruolo svolto dall’impero.
I filosofi e i letterari esaltano il Medioevo come epoca di serenità spirituale e il Cristianesimo come forza creatrice dell’Europa, al centro del dibattito, soprattutto nella penisola italica, ci sta il rapporto tra latinità e germanesimo (soprattutto la questione longobarda) e il ruolo svolto nel corso del Medioevo dal papato, al quale Niccolò Machiavelli aveva dato la responsabilità di aver impedito l’unificazione della penisola: prima chiamando i Franchi contro i Longobardi e poi ostacolando qualsiasi altro tentativo di egemonia (tesi, questa, ripresa già nel Settecento dallo storico Giannone e ora fatta propria dai cosiddetti storici neo-ghibellini come Ranieri e Noccolini).
Nel papato si individuò una forza che svolse un ruolo negativo nel Medioevo italiano, ritrovando elementi di progresso in quei personaggi e popoli che operarono per l’unificazione politica italiana: Teodorico, i Longobardi, Federico II, Manfredi, Giovanni da Procida).
Il riscontro della contrapposizione si ha con i cosiddetti neoguelfi (Manzoni, Balbo, Capponi, Schupfer), i quali valutano in maniera opposta la funzione del papato nel Medioevo, riconoscendogli il merito di aver ereditato e custodito il patrimonio di Roma, il genio latino contro i germani.
Da qui partirà il nostro punto analitico, non trascurando un dettaglio importante: il Medioevo è germanico.
La rivalutazione del Medioevo non fu però un fenomeno limitato alla Germania e all’Italia, anche se con accenti diversi lo stesso avvenne anche in Francia e in Inghilterra, dove la cultura romantica accreditò un’immagine del Medioevo come età del sentimento, dell’irrazionale e della fede religiosa – prendiamo in esempio i romanzi storici di Walter Scott.
Iniziamo con la “caduta dell’Impero romano”, va specificato che non fu una fine ma una sua trasformazione in relazione alle condizioni nuove che vennero a determinarsi tra il III e il IX secolo in seguito anche all’arrivo di nuovi popoli nel territorio dell’impero, e senza che questi significhi automaticamente crisi o decadenza.
Arrivando all’età carolingia, la quale si configura non come l’inizio di una fase nuova, fu un tentativo dei sovrani franchi e sostenuto dalla Chiesa di dare un assetto definitivo all’Europa uscita dall’arrivo dei popoli barbarici e dal crollo delle istituzioni politiche romane: tentativo fallito, perché la società europea non era ancora in grado di fornire le energie materiali e culturali per sostenerlo, per cui fu necessario dopo il Mille ripartire con altre forze a altri protagonisti.
Il medioevo si divide in: Tarda Antichità (autunno del mondo antico), Alto Medioevo (secondo periodo), Pieno Medioevo (terzo periodo) e Tardo Medioevo (quarto periodo).
Nonostante la sua articolazione nei quattro periodi, il Medioevo fu innanzitutto un’età profondamente religiosa, in cui il messaggio di Cristo permeò tutta la vita politica e privata; si giunse così, da un latino, alla diffusione di sentimenti di solidarietà e alla nascita di istituzioni finalizzate all’esercizio della città, che costituivano una novità assoluta rispetto all’Antichità (diaconie, confraternite, ospizi-ospedali), dall’altro alla compenetrazione tra autorità politica e autorità religiosa. Nel mondo romano l’attività politica assorbiva in sé quella religiosa, per cui l’imperatore era anche il pontefice massimo del culto pagano, mentre in età Moderna le due autorità sono distinte. Nel medioevo, invece, esse si sostengono a vicenda per un fine che complessivamente è di carattere sacrale, trattandosi della salvezza eterna dei cristiani, dalla quali i governanti non potevano disinteressarsi (anche se la responsabilità di essa ricadeva soprattutto sui sacerdoti).
Questa concezione dei rapporti tra Stato e Chiesa – che già aveva cominciato a delinearsi nei pensieri di Sant’Agostino e di papa Gelasio I – fu compiutamente elaborato in età carolingia: collaborazione tra vescovi e funzionari politici.
Il sogno tra società cristiana retta in piena armonia dall’autorità politica e da quella religiosa finì con l’avvento del Trecento, il XIV e XV secolo sono effettivamente quelli della dissoluzione del Medioevo.
Un’altra componete importante della società medievale è lo spirito comunitario delle società germaniche. I Germani, infatti, quando vennero a contatto con il mondo romano, furono portatori di una civiltà che, per quanto influenzata da quella evoluta dei loro vicini, era pur sempre improntata a valori diversi da quella dei Romani. Essi erano sostanzialmente popoli di uomini in armi che, pur ammettendo al loro interno la preminenza di taluni individui e famiglie, non conoscevano le rigide gerarchie sociali dei Romani e la proprietà fondiaria – i Germani erano seminomadi –, bensì ai clan (uomini di più famiglie con un ascendente comune). Con l’insediamento all’interno dell’impero e il formarsi di estesi patrimoni fondiari a opera dei capi militari l’originario spirito comunitario dei Germani si affievolì progressivamente, ma non scomparve del tutto o, meglio, non scomparve senza lasciare traccia.

Pubblicato da isottafranci

Scrittrice, illustratrice, pittrice e appassionata in storia

Lascia un commento

Progetta un sito come questo con WordPress.com
Comincia ora