Shuré: I grandi iniziati_la Grecia preistorica

Erano i tempi di Mosè, cinque secoli prima di Omero, tredici prima di Cristo. L’India si immergeva nel suo Kali Yoga, èra di tenebre, e conservava soltanto l’ombra del suo antico splendore; l’Assiria, che con la tirannia di Babilonia aveva scatenato sul mondo il flagello dell’anarchia, continuava a calpestare l’Asia; l’Egitto, grandissimo per la scienza dei suoi sacerdoti e faraoni, resisteva energicamente a questa universale decomposizione, ma l’opera sua si arrestava sull’Eufrate e al Mediterraneo; Israele, nel deserto, rivelava con la tonante voce di Mosè il principio del Dio maschio e della divina unità, ma la sua eco non era ancora giunta alla terra. La Grecia era profondamente divisa dalla religione e dalla politica.
La montuosa penisola che distende sul Mediterraneo i fini frastagliamenti delle sue coste, cui fanno corona ghirlande di isole verdi, da migliaia di anni albergava una parte della razza bianca, prossima ai geti, agli sciti e ai primitivi celti, e caratterizzata dal miscuglio e dagli impulsi di tutti le civiltà anteriori che avevano influito su di lei, poiché dall’India, dall’Egitto e dalla Fenicia erano venute colonie a stanziarsi sulle sue rive, popolando i suoi promontori e le sue valli di razze che avevano costumi e divinità molteplici. Sotto il colosso di Rodi, eretto sui due moli del porto, passavano flotte e si spiegavano al sole innumerevoli vele.
Il mare delle Cicladi, ove nei giorni sereni il navigante vede sempre isole e vele profilarsi sul chiaro orizzonte, ora solcato dalle rosse prue dei fenici e da quelle nere dei pirati di Lidia. Ed essi recavano nelle loro navi capaci tutte le ricchezze dell’Asia e dell’Africa: avorio, stoviglie dipinte, stoffe di Siria, vasellami d’oro, porpore e pelli, spesso donne rapite su una costa selvaggia.
Da questo incrocio di razze nato un idioma armonioso e facile, misto di celto primitivo, zendo, sanscrito e fenicio.
Si adorava Giunone ad Argo, Artemis in arcadia; a Pafo, a Corinto l’Astarte fenicia era diventata l’Afrodite nata dalla schiuma del mare. Molti iniziatori erano apparsi in Attica, e una colonia egizia aveva introdotto in Eleusi il culto di Iside sotto forma di Demeter (Cerere), madre degli dèi.
Ma dietro alla Grecia v’era la selvaggia e rude Tracia. Pastori delle valli e guerrieri dei piani appartenevano a questa forte razza bianca, alla grande riserva dei dori di Grecia, razza virile per eccellenza che si distingue nella bellezza per accentuazione dei tratti e decisione del carattere, e nella bruttezza per lo spaventevole e il grandioso delle Meduse e delle antiche Gorgoni.
Come tutti gli antichi popoli che ricevevano la loro organizzazione dai misteri come l’Egitto, Israele e l’Etruria, così anche la Grecia ebbe la sua sacra geografia, e ogni contrada divenne il simbolo di una regione puramente intellettuale e super-terrestre della mente.
In quei tempi la Tracia era in preda a una lotta profonda, accanita. I culti solari e i culti lunari si disputavano la supremazia. Questa guerra tra gli adoratori del sole e quelli della luna non era futile disputa di due superstizioni, come si potrebbe credere, poiché i due culti rappresentavano due teologie, due cosmogonie, due religioni e due organizzazioni sociali assolutamente opposte. I culti uranici e solari avevano i loro templi sulle alture e sulle montagne, sacerdoti maschi, leggi severe. Quelli lunari regnavano nelle foreste e nelle valli profonde; avevano donne per sacerdoti, riti voluttuosi, pratica sgretolata delle arti occulte, gusto di eccitazione orgiastica.

Pubblicato da isottafranci

Scrittrice, illustratrice, pittrice e appassionata in storia

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