I progetti dell’Egitto: crescita economica e militare, ma perché?
Iran e Iraq sono Stati dotati di grandissime potenzialità, soprattutto per le ricche risorse petrolifere di cui dispongono. Siamo nel 1952 e, in questa fase, non hanno ancora un peso politico di rilievo; il paese leader dell’aria islamica è l’Egitto, governato da una dittatura militare di impostazione vagamente socialista, al capo della quale è Gamal Abdel Nasser.
La storia dell’Egitto nasseriano si intreccia da subito con quella del vicino Stato di Israele, anche perché Nasser non fece mai mistero del suo desiderio di porre l’Egitto alla guida di un grande movimento dei paesi arabi per abbattere Israele e allontanare ogni presenza occidentale dall’area.
Tutto incominciò da un progetto: la diga di Assuan, un’importante opera sull’alto corso del Nilo per regolare il deflusso delle acque del fiume. Questo portò a una prima e grave crisi dove, Nasser, aprì trattative con gli Stati Uniti e il Regno Unito; ma nel 1955 l’Egitto si accorda con il blocco sovietico per importare una grande partita d’armi, atto che fece allontanare gli USA dall’accordo. Questo stabilì la prossima mossa di Nasser, procedendo con la nazionalizzazione del Canale di Suez (utilizzare i proventi derivanti dalla gestione del canale per la costruzione della diga di Assuan).
Da qui segue un concatenarsi di situazioni come l’intervento del Regno Unito per riprendere il controllo del canale, la Francia volle punire l’Egitto per il sostegno offerto ai movimenti del Maghreb, in particolare Fln algerino; a questi elementi di tensione se ne aggiunse un altro: le pessime relazioni diplomatiche tra Israele ed Egitto.
Nasser chiuse il Canale di Suez e il Golfo di Aqaba alle navi israeliane per tagliare fuori il porto israeliano di Eilat. Questo atto portò a una controazione di Israele – colpendo in primis Gaza – dove Regno Unito, Francia e Israele concorderanno una dura azione contro l’Egitto.
Nel 1956 l’esercito israeliano attacca e sconfigge l’esercito egiziano occupando gran parte del Sinai; l’aviazione anglo-francese diede sostegno all’operazione, mentre reparti di paracadutisti franco-britannici presero possesso del Canale di Suez. Dal punto di vita militare l’operazione fu un gran successo, dal punto di vista diplomatico no: l’URSS reagì in modo molto deciso, minacciando azioni di guerra contro il Regno unito, Francia e Israele. Anche gli Stati Uniti, che temettero che il conflitto potesse degenerare in una nuova guerra mondiale, condannò l’iniziativa, presentando alle Nazioni Unite un’istanza con la quale chiesero il ritiro delle forze armate anglo-franco-israeliane.
Il punto più delicato di tutto lo scacchiere mediorientale era costituito dalla Palestina, dove nel 1948 esiste il forte Stato di Israele. La nascita di questo stato venne vista dal mondo arabo come un atto di pura protervia dell’Occidente, per questo si stabilì qualcosa di simile a un suo «avamposto» dentro il mondo arabo. Il risentimento contro Israele fu acuito anche dalla presenza di vaste colonie di profughi palestinesi disseminate tra Giordania, Gaza e Libano. Si andò a creare una guerriglia palestinese sostenuta dall’Egitto, dove seguì la nascita dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP): una federazione di diversi gruppi politici dove al suo interno cresce il prestigio di Yasser Arafat.
Nel 1967 crescenti disaccordi diplomatici tra Israele e Siria faranno davvero precipitare la situazione, a sostegno della Siria, Nasse cominciò a mobilitare le truppe egiziane nella zona nel Sinai, annunciando nuovamente la sua intenzione di chiudere il Golfo di Aqaba alle navi israeliane. Israele reagisce: l’operazione scattò il 5 giugno, attaccando di sorpresa Egitto, Giordania e Siria nella Guerra dei Sei Giorni; il lasso di tempo in cui gli israeliani impiegarono per impadronirsi del Golan, del Sinai, della striscia di Gazza e della Cisgiordania.
Nel 1970 morì Nasser, la guida dell’Egitto verrà assunta da Anwar Sadat. Lo stato di tensione e il triste destino della popolazione palestinese viene ricordato al mondo in maniera tragica nel 1972, quando un commando di un gruppo terroristico palestinese sequestra e uccide undici atleti israeliani che parteciparono alle Olimpiadi in corso a Monaco di Baviera.
Nel 1973, mentre in Israele si celebrava la festività religiosa ebraica di Yom Kippur, l’esercito egiziano e quello siriano attaccarono congiuntamente, l’uno nel Sinai e l’altro nel Golan. anche se l’esercito israeliano fu preso di sorpresa riuscì comunque a contrattaccare e a bloccare l’avanzata degli eserciti nemici. la conclusione di questa guerra avvenne dopo poche settimane, Israele mantenne il controllo del Golan e la striscia di Gaza, accettando di iniziare una graduale restituzione del Sinai all’Egitto.
Questo è quanto riguarda la parte storica di ciò che accadde, la parte pratica, riportata da coloro che l’hanno vissuta in prima persona… be’, credo che sia un tantino più dettagliata.
Una testimonianza:
«Quando, durante la guerra dei 6 giorni, le truppe israeliane entrarono a Gerusalemme est – l’allora ministro della Difesa, Moshe Dayan, fu il primo a entrare e vietare l’accesso delle truppe alla spianata delle moschee – trattò con le autorità musulmane e fece approvare una legge tutt’ora in vigore che vietava l’accesso alla spianata agli ebrei. Purtroppo un ictus gli impedì di continuare… perché sono sempre stato convinto che il passo successivo sarebbe stato abbandonare anche la West Bank.
Fino al 1967 la Striscia era sotto il controllo egiziano mentre la West Bank era controllata dalla Giordania, come mai non è nato allora uno stato palestinese che non avrebbe avuto alcun bisogno di negoziati con Israele?
Per il semplice fatto che non è mai esistito un popolo palestinese, invenzione degli arabi e di Arafat quando dopo la guerra dello Yom Kippur (1973) si resero conto che non avrebbero mai sconfitto Israele con una guerra. S’inventarono un popolo palestinese che poteva vantare diritti sulle città israeliana, cosa che, ad esempio, non poteva farlo nato in Egitto. Figurati che quando gli ebrei, in fuga dai pogrom nei Paesi europei, soprattutto quelli dell’est, arrivarono in Palestina andandosi a congiungere con gli ebrei che dalla Palestina non si erano mai mossi, era la elite ebraica europea che definiva questi ebrei, in modo dispregiativo: palestinesi.
Studio la storia del Medio Oriente da quando avevo, ahimè, tredici anni, ne sono passati un bel po’ da allora… e otto anni in Israele mi hanno permesso di parlare con la gente, in Israele, nella Striscia e in Giordania. Ho visitato più volte la Striscia e ancora mi chiedo il perché della presenza di sette campi profughi. Una volta davano la colpa a Israele, da quindici anni non ci sono più insediamenti ebraici ma i campi profughi sono sempre lì.
Conosco troppo bene la storia per affermare che la colpa sia solo da una parte, come al solito quest’ultima è divisa equamente non solo tra i contendenti ma soprattutto ricade sui Paesi arabi, Arabia Saudita in primis.
Non nego che anche io sono per i palestinesi, il popolo palestinese, ma devo purtroppo riconoscere che sono stati usati come carne da macello dai loro governanti…
Vedi, quando ci fu l’operazione Cast Lead a Gaza io ero in Israele. Vivevo a Holon che è praticamente attaccata a Tel Aviv, erano mesi che dalla Striscia partivano razzi contro Sderot e altre città israeliane.
Dopo numerosi avvertimenti partì l’operazione.
Ti assicuro che le regole d’ingaggio israeliane sono davvero particolari: prima di bombardare gli obiettivi in zone con civili cominciano il giorno prima con SMS alla popolazione dell’area e volantini lanciati dagli aerei; questi ultimi sono scritti in arabo, danno l’orario in cui verrà bombardato un determinato obiettivo, avvertendo di evacuare l’area. Per quanto possa sembrare strano non è controproducente perché gli israeliani sanno perfettamente dove sono gli obiettivi militari, hanno un’ottima intelligence di cui il Mossad è solo la punta dell’iceberg. Hanno militari drusi che sono bravissimi a infiltrarsi, e furono proprio loro, durante la prima Guerra del Golfo, a tracciare con i laser molti degli obiettivi iracheni agli aerei della coalizione.
Fino a quando in Israele i partitini religiosi – espressione della parte più becera dell’ebraismo – gli Haredim, saranno al governo sarà difficile trovare la soluzione.
Ma la sinistra, rappresentata oggi da Gantz, ex Capo di Stato Maggiore, è ancora troppo debole, sebbene alle ultime elezioni sia riuscita a pareggiare con il Likud di Nethanyau.»