Il termine pólis, di matrice indoeuropea, non attestato come vocabolo a sé stante nelle tavolette micenee e compare anche nella forma ptolis (insieme a ptolíethron) nell’epica e in altre fonti poetiche e prosastiche: sul piano linguistico un consenso pressoché unanime gli riconosce il significato originario di cittadella, roccaforte, fortezza e simili. A questa accezione primaria (Tucidide) con il tempo se ne sono aggiunte altre e in particolare quelle di centro urbano e di stato nella sua interezza (insediamento, popolazione e territorio). Nel primo caso il valore della pólis si colloca sul versante topografico e abitativo, sovrapponendosi sostanzialmente a quello di ásty; nel secondo investe la sfera politico istituzionale. Di vero e proprio policentrismo insediativo, in assenza di un centro urbano comune destinato ad accogliere gran parte della popolazione, delle istituzioni e dei culti, eccezionalmente il termine pólis è stato poi applicato ad articolazioni interne di una pólis, a città pertinenti a contesti anellenici e, con un uso chiaramente antonomastico, a entità statali di natura del tutto diversa da quella dei microstati greci.
Quindi, dare il significato di pólis a quello di una città non è propriamente corretto, o, almeno, non del tutto completo. Sta a indicare anche la città materiale con strade e i suoi edifici, sia una rivoluzionaria forma di governo, come è dimostrato dal fatto che da essa deriva la parola “politica”.
Nella pólis ci sta l’éthnos (popolo, razza – etnìa). Con éthnos lo storico Erodoto designa, da una parte, il variegato mondo dei popoli anellenici: dai Pelasgi ai Cari, dagli Sciti ai Traci, dai Medi ai Persiani; dall’altra, l’insieme dei popoli greci, le grandi stirpi dei Dori e degli Ioni, il popolo attico, le popolazioni delle póleis e delle regioni elleniche, la comunità dei Tessali.
Éthnos è applicato anche a popoli governati da regimi monarchici, a entità etniche indefinite del loro assetto; è come dire che l’éthnos permette di vivere , ‘ma non di vivere bene’, cosa che costituisce invece l’obiettivo per la pólis, la quale si rivela, dunque, come la formazione statale per eccellenza e come il metro per valutare le comunità politiche alternative.
Il termine Koinón, altrettanto importante – per in riferimento a uno stato – il temine può indicare il tesoro pubblico, gli organi e le autorità di governo o lo stato stesso, la comunità civica di una pólis.
Sympoliteía indica generalmente la condizione di membri di una stessa cittadinanza (politeía), ma anche la partecipazione attiva alla vita politica (Aristotele, Politica). Essa presenta una valenza tecnica precisa, che fa riferimento a forme di associazione politica tendenzialmente e formalmente paritarie, che non cancellano l’identità e l’individualità di coloro che si associano.
La polis ha una piazza, agorà, e la concepirono originariamente per un fine politico: creare uno spazio per radunarvi l’Assemblea dei cittadini. Poi vi concentrarono anche il mercato, il tribunale, la ornarono con fontane e la circondarono di portici, facendone il cuore sociale della “città bassa” e trasmettendo questo elemento urbanistico fino a noi. Nella polis greca, tuttavia, fu mantenuto anche il ricordo delle antiche fortezze micenee. Ognuna, infatti, aveva un’acròpoli o “città alta”, cioè una cittadella fortificata situata su una collina. Essa però non era più la sede del potere del re, ma la sede del potere religioso, rappresentato dai templi degli dèi che proteggevano la città. Intorno, infine, vi era la chora, la campagna, che non era un luogo deserto ma ospitava una parte della popolazione e numerosi santuari creando uno stretto legame tra città e territorio.
I Greci avevano un’idea abbastanza chiara sull’origine di molte delle loro città: da Atene a Dime, da Mantinea a Elide, da Rodi a Megalopoli. La poligenesi spesso chiamava in causa il sinecismo, un fenomeno che implicava un movimento centripeto di aggregazione e di fusione, destinato a ridurre a unità una plurità di villaggi o di città preesistenti, e che nella sua forma più completa si realizza a livello urbanistico (costruzione di un certo urbano), demografico (popolamento della nuova fondazione) e politico-istituzionale (formazione di uno stato unitario e accentrato).
Il sinecismo più famoso è quello ateniese, che ha avuto la massima risonanza nelle fonti, ma che si presenta anche come uno dei più problematici. Nonostante l’attribuzione a Teseo e all’età eroica, si tende a considerare l’unificazione dell’Attica e la formazione della città Atene come l’esito di un processo di lunga durata e a collocarne le fasi principali nell’VIII secolo, senza escludere una fase più antica e una più tarda. Per il resto, basterà ricordare la contrapposizione fra la rappresentazione tucididea, che ci mette di fronte a un episodio di natura essenzialmente politico-istituzionale, e quella delle altre fonti, che attribuiscono all’evento un carattere spiccatamente demografico-urbanistico. Se al sinceriamo ateniese è ricondotta la creazione di uno stato dotato di un grosso centro urbano e di un territorio di dimensioni anomale per una pólis, fenomeni analoghi attestati in altre regioni riguardano città di media grandezza.
Anche Aristotele sembrava vedere alla base della formazione della pólis un processo sinecistico, quando sostiene il passaggio dalle famiglie al villaggio e dai villaggi alle città. È possibile, dunque, che l’idea della pólis come aggregazione di villaggi debba qualcosa alle póleis katá kómas di cui parla Tucidide in riferimento all’assetto insediavo della Grecia del passato e a quello della Sparta contemporanea, ma la cosa non è molto rilevante. È da sottolineare, semmai, che l’espressione usata di pólis dei Lacedemoni e per le póleis del passato remoto assimila realtà sensibilmente diverse: Sparta, infatti, per quanto carente sul piano della strutturazione urbanistica, doveva nondimeno costituire una conurbazione ragguardevole concentrata in uno spazio limitato, presentandosi come qualcosa di notevolmente diverso nei confronti di situazioni caratterizzate da un policentrismo diffuso su un’area piuttosto estesa.