La Grecia dell’Età Oscura (suddivisa in tre fasi) non rappresenta un’unità dal punto di vista culturale: in ogni ambito della cultura materiale riscontriamo un accentuato particolarismo. È necessario innanzitutto operare una netta distinzione fra le regioni che gravitano verso l’Egeo e quelle che compongono la cosiddetta koinè occidentale, all’interno della quale, partendo da nord, l’Etolia, le isole ioniche, il Peloponneso occidentale (Acaia, Elide, Messenia) e la Laconia. I due settori del mondo greco, che possiamo definire “orientale” e “occidentale”, seguono in questi secoli un autonomo sviluppo culturale, che non esclude comunque l’esistenza di contatti reciproci, anche se limitati.
Nel greco miceneo gli abitanti venivano definiti «wa-tu», le comunità rurali «da-mo», i due termini definiscono realtà distinte sia a livello politico che “urbanistico”. È a livello di “da-moi” che vanno ricercati gli elementi di continuità/discontinuità fra la realtà politico-sociale micenea e la Grecia delle póleis. La fine dell’Età del Bronzo segna in Grecia il “ritorno” a un sistema insediativo centrato su villaggi indipendenti, che praticano forme differenti di economia di sussistenza in relazione al contesto ambientale.
Gli insediamenti dell’Età Oscura possono essere suddivisi in due gruppi in base alla loro articolazione interna: da una parte abbiamo piccoli villaggi costituiti da un unico nucleo, come Nichoria e Llefkandi, con una popolazione che oscilla da qualche decina a poche centinaia di abitanti; dall’altra esistono abitati di maggiore estensione, come Atene, Argo, e Corinto, che rappresentano dei veri e propri sistemi di piccoli villaggi sparsi, separati da spazi aperti, ciascuno con una propria area di sepoltura. Dal punto di vista urbanistico questi abitati rispondono al tipo di insediamento “per villaggi” che, secondo Aristotele, avrebbe preceduto la nascita delle pólis. Un caso a parte è rappresentato da Cnosso: pur rientrando, per estensione e numero di abitanti, nel secondo gruppo, esso costituisce già in questa fase un nucleo protourbano.
Per quanto riguarda le abitazioni, gli edifici hanno di norma pianta absidata: presentano lo zoccolo delle pareti in pietra, mentre l’alzato è in mattoni crudi con intelaiatura lignea o in incannucciata rivestita di fango. Abitazione in pietra a pianta rettangolare o quadrata sono attestate, oltre che a Creta, nelle Cicladi e a Volo di Tessaglia. Quindi, l’ottavo secolo non rappresenta, dal punto di vista urbanistico, una “rivoluzione”; le pólis mantengono infatti ancora a lungo l’aspetto di villaggi.
La ricostruzione della storia sociale e politica nei secoli di transazione dal palazzo alla pólis è il risultato di una complessa integrazione dei dati ricavabili dall’analisi delle fonti scritte, dalla documentazione archeologica e dal confronto con i modelli elaborati dall’antropologia sociale. Gli archivi dei palazzi e i poemi omerici documentano due momenti di un lungo processo che resta in massima parte avvolto nell’oscurità. La società descritta nell’Iliade e nell’Odissea riflette una realtà storica che viene attualmente inquadrata dalla maggioranza degli studiosi o in una fase avanzata dell’Età Oscura. La realtà politica della Grecia in questo periodo si presenta dunque meno omogenea di quanto non appaia nei poemi omerici; una variabilità che è segno di un mondo in transizione, per così dire i secoli “oscuri” della storia della pólis, che non emerge all’improvviso nell’ottavo secolo come esito di una “rivoluzione” sociale, ma ha le sue origini nella multiforme realtà politico-sociale dei secoli precedenti.
Giunti all’alba dell’ottavo secolo possiamo considerare ormai conclusa la lunga transizione fra civiltà micenea e civiltà greca. Gli esiti finali del processo storico iniziato con la caduta dei palazzi ci hanno portato molto lontano dai loro antecedenti nell’età del Bronzo. La società in cui vivono gli eroi omerici riflette la realtà storica dei secoli di passaggio dal palazzo alla pólis, con tutta probabilità di un momento avanzato. Mura poderose e tombe monumentali dovevano suscitare ammirazione e stupore già nei Greci dell’Età Oscura, ma è nell’ottavo secolo che esse diventano oggetto di rinnovato interesse: le testimonianze del passato vengono investite di significati nuovi e integrate nella cultura “contemporanea”.
La più grande eredità che l’Età Oscura consegnerà alle future generazioni dell’Ellade è affidata al canto poetico: anonime generazioni di aedi trasmisero un patrimonio di racconti, miti e conoscenza che confluiranno nell’Iliade e nell’Odissea, la prima biblioteca del sapere della Grecia antica.
Civiltà micenea e civiltà greca