Shuré

I Grandi Iniziati
Mosé

Arriva il Cristianesimo, vale a dire la religione di Cristo, non ci appare nella sua altezza e nella sua universalità finché non ci svela il suo contenuto esoterico. Allora soltanto esso si mostra come la risultante di tutto ciò che lo ha preceduto, si vedono in esso rinchiuso i princìpi, la fine e i mezzi della rigenerazione morale dell’umanità. Soltanto aprendoci i suoi misteri ultimi esso diventerà ciò che è veramente: la religione della promessa e del commento, cioè della iniziazione universale. Iniziazione stata fraintesa, ahimè, con la scissione del Cattolicesimo e l’obbligo indotto, con la violenza, alla conversione (non nel Medioevo, ma nell’era Moderna, cioè il Rinascimento).
Mosè, iniziato egizio e prete d’Osiride, fu incontestabilmente l’organizzatore del monoteismo. Egli ebbe l’audacia di fare del più alto principio dell’iniziazione il dogma unico di una religione nazionale.
La religione universale dell’umanità: ecco la vera missione d’Israele, che pochi ebrei hanno compresa, all’infuori dei suoi più grandi profeti. Questa missione, per compiersi, presupponeva l’assorbimento del popolo che la rappresentava.
La nazione ebraica è stata dispersa e annientata (ora, lei stessa annienta il prossimo: i palestinesi), l’idea di Mosè e dei profeti ha vissuto e cresciuto. Sviluppata, trasfigurata dal cristianesimo, ripresa dal’Islam, sebbene su un livello inferiore, essa doveva imporsi all’Occidente barbaro e reagire sulla stessa Asia (ma non in senso tirannico, dittatoriale, ma di elevatezza spirituale).
Per tale impresa, la più colossale del tempo dell’esodo preistorico degli arii, Mosè trovò uno strumento già preparato nelle tribù degli ebrei, e specialmente in quelle che si erano stabilite in Egitto, nella valle di Goshen, e vivendo in servitù sotto il nome Beni-Jacob. Nella fondazione di una religione monoteista egli aveva avuto dei precursori in quei re nomadi e pacifici, che la bibbia raffigura in Abraham, Isaac e Jacob.
Eran già noti da secoli, da millenni, quegli Ibrim (Ibrim=quelli dell’altro lato, quelli dell’al di là, quelli che hanno passato il fiume – Renan, Storia del popolo di Israele), quei nomadi infaticati, quelli eterni esiliati. Fratelli degli arabi, gli ebrei erano, come tutti i semiti, il risultato di un antico miscuglio di razza bianca e di razza nera.
Affascinante!
Erano stati visti passare e ripassare nell’Africa settentrionale sotto il nome di bodoni (beduini), uomini senza tana e senza letto, e poi posare le loro tende mobili nei vasti deserti, che si stendono fra il mar Rosso e il golfo Persico, fra l’Egitto e la Palestina.

Il nome Isaac con prefisso Is sembra indicare una iniziazione egizia, mentre quelli di Giacobbe e Giuseppe lasciano intravedere una origine fenicia. Comunque sia, è probabile che i tre patriarchi furono furono tre capi di popolazioni diverse, vissuti in epoche varie. Molto tempo dopo Mosè, la leggenda israeliana li raggruppò in una sola famiglia: Isaac diventò figlio di Abraham, e Jacob figlio di Isaac.
Che questi uomini abbiano avuto avvertimenti interiori o rivelazioni spirituali sotto forma di sogni o anche di visioni allo stato di veglia, non è in nulla contrario alla scienza esoterica e alla legge psichica universale, che regge le anime e i mondi (alla solita maniera accadde ai grandi scienziati, o coloro che fecero grandi scoperte). Questi fatti hanno preso nel racconto biblico la forma ingenua di visite di angeli ospitati sotto la tenda.
Inferiori tanto ai magi di Caldea che ai preti egizi nella scienza positiva, essi li sorpassarono probabilmente per altezza morale e per quella larghezza d’anima che porta con sé una vita errante e libera. Per essi l’ordine sublime, che Elohim fa regnare nell’universo, si traduce nell’ordine sociale del culto familiare, in rispetto per le donne, in amore appassionato per i figli, in protezione per tutta la tribù, in ospitalità per lo straniero.
Il loro bastone patriarcale è uno scettro di equità.
Quando Jacob, a Bethel, vide una scala con Elohim al sommo e gli angeli che salgono i suoi gradini, si riconosce sotto la forma popolare un riassunto giudaico della visione di Hermes e della dottrina dell’evoluzione discendente e ascendente delle anime.
un fatto storico accadde realmente, si tratta in un incontro tra Abraham e un suo confratello iniziato. Dopo aver fatto la guerra ai re di Sodoma e di Gomorra, Abraham va a rendere omaggio a Melchisedec (re di Salem). Questo re risiede in una fortezza che sarà più tardi Gerusalemme.
Ecco dunque un re di Salem, che era prete dello stesso Dio di Abraham. Questi lo tratta da superiore, da maestro, e comunica con lui sotto le specie del pane e del vino nel nome di Elohim, ciò che nell’antico Egitto era un segno di comunione fra iniziati (molte usanze che i Cattolici fanno proprie, in realtà, appartenevano all’antico culto degli egizi o dei druidi).
V’era dunque un legame di fratellanza, v’erano segni di riconoscimento e uno scopo comune per tutti gli adoratori di Elohim, dal fondo della Caldea fino alla Palestina, forse fino ad alcuni santuari d’Egitto.
Così fra il trono alato d’Assiria e la Sfinge d’Egitto, che da lontano osservano il deserto; fra la tirannia schiacciante e il mistero impenetrabile dell’iniziazione, restano le tribù elette degli bramiti, degli Jacobite e dei Beni-Israel.
Esse sfuggono le feste sfrenate di Babilonia, passano volgendo il capo alle orge di Moab, agli orrori di Sodoma e Gomorra e al culto mostruoso di Baal.


Che questi uomini abbiano avuto avvertimenti interiori o rivelazioni spirituali sotto forma di sogni o anche di visioni allo stato di veglia, non è in nulla contrario alla scienza esoterica e alla legge psichica universale, che regge le anime e i mondi (alla solita maniera accadde ai grandi scienziati, o coloro che fecero grandi scoperte). Questi fatti hanno preso nel racconto biblico la forma ingenua di visite di angeli ospitati sotto la tenda.
Inferiori tanto ai magi di Caldea che ai preti egizi nella scienza positiva, essi li sorpassarono probabilmente per altezza morale e per quella larghezza d’anima che porta con sé una vita errante e libera. Per essi l’ordine sublime, che Elohim fa regnare nell’universo, si traduce nell’ordine sociale del culto familiare, in rispetto per le donne, in amore appassionato per i figli, in protezione per tutta la tribù, in ospitalità per lo straniero.
Il loro bastone patriarcale è uno scettro di equità.
Quando Jacob, a Bethel, vide una scala con Elohim al sommo e gli angeli che salgono i suoi gradini, si riconosce sotto la forma popolare un riassunto giudaico della visione di Hermes e della dottrina dell’evoluzione discendente e ascendente delle anime.
un fatto storico accadde realmente, si tratta in un incontro tra Abraham e un suo confratello iniziato. Dopo aver fatto la guerra ai re di Sodoma e di Gomorra, Abraham va a rendere omaggio a Melchisedec (re di Salem). Questo re risiede in una fortezza che sarà più tardi Gerusalemme.
Ecco dunque un re di Salem, che era prete dello stesso Dio di Abraham. Questi lo tratta da superiore, da maestro, e comunica con lui sotto le specie del pane e del vino nel nome di Elohim, ciò che nell’antico Egitto era un segno di comunione fra iniziati (molte usanze che i Cattolici fanno proprie, in realtà, appartenevano all’antico culto degli egizi o dei druidi).
V’era dunque un legame di fratellanza, v’erano segni di riconoscimento e uno scopo comune per tutti gli adoratori di Elohim, dal fondo della Caldea fino alla Palestina, forse fino ad alcuni santuari d’Egitto.
Così fra il trono alato d’Assiria e la Sfinge d’Egitto, che da lontano osservano il deserto; fra la tirannia schiacciante e il mistero impenetrabile dell’iniziazione, restano le tribù elette degli bramiti, degli Jacobite e dei Beni-Israel.
Esse sfuggono le feste sfrenate di Babilonia, passano volgendo il capo alle orge di Moab, agli orrori di Sodoma e Gomorra e al culto mostruoso di Baal

Pubblicato da isottafranci

Scrittrice, illustratrice, pittrice e appassionata in storia

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